Lo stop all’asporto nei bar alle 18 – che sta per essere introdotto dal Governo con le nuove misure anti-Covid in vigore da domani – colpisce duramente i pubblici esercizi, in particolare a Milano città. Il dato emerge dal sondaggio* (risposte da 407 imprese del settore) realizzato fra mercoledì 13 e giovedì 14 gennaio da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza con Epam (l’Associazione dei pubblici esercizi) e i risultati elaborati dall’Ufficio Studi. Per i bar la perdita media ulteriore di fatturato sarà del 46%. Più alta a Milano, del 50%, rispetto a Lodi (45%), hinterland milanese (40%) e Monza Brianza (38%). Dalle risposte per tipologia d’esercizio, la perdita ulteriore di fatturato con lo stop all’asporto alle 18, sale al 59% per i locali più attivi nelle ore serali.
CROLLO DEL FATTURATO DI OLTRE IL 70% – La restrizione sull’asporto arriva in una situazione drammatica per tutti i pubblici esercizi: nel dicembre 2020 il fatturato scende del 71% in tutte le attività rispetto al dicembre del 2019. Le perdite maggiori le indicano i bar-locali più attivi la sera e i ristoranti: -77 e -76%. A Milano città i pubblici esercizi hanno perso a dicembre il 75% del volume di affari (Lodi il 69%, hinterland milanese il 66%, Monza Brianza il 64%).
RISCHIO CHIUSURA PER L’86% DELLE IMPRESE – Nei pubblici esercizi si alza notevolmente, dal 67 all’86%, la quota di operatori che ritiene la propria attività a rischio chiusura (il confronto è con le risposte della categoria date in un sondaggio effettuato a settembre): il 91% a Milano città (Lodi 86%, hinterland milanese e Monza Brianza l’81%).
CONTRIBUTI: IL 27% LI ATTENDE ANCORA – Infine il dato sui contributi, dei decreti Natale e Ristori, giunti al 73% delle imprese. Il 27% non li ha ancora ricevuti (29% per ristoranti e pizzerie). “I dati – afferma Lino Stoppani, presidente di Epam (Associazione pubblici esercizi Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza) e Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi Confcommercio) – evidenziano ancora una volta le grandi difficoltà del settore, danneggiato dall’evoluzione della pandemia che trasferisce danni aggiuntivi ad un comparto letteralmente al collasso, mettendo a rischio il modello del pubblico esercizio italiano, diffuso e qualificato. In aggiunta, questo ‘accanimento normativo’ crea confusione, ha scarsa efficacia sanitaria e impedisce qualsiasi programmazione sul futuro delle imprese, alimentando, oltre ai danni economici, preoccupazione, disagi, disperazione, che hanno effetti anche sulla coesione sociale del Paese”.
*Al sondaggio hanno risposto in le imprese di pubblico esercizio della Città Metropolitana di Milano e delle Province di Lodi e Monza Brianza. Quelle di Milano città e hinterland rappresentano il 67% del totale, quelle fino a 5 addetti il 70% del totale.