Sono 3.629 le imprese attive in Lombardia nel commercio online e portali web su 19.303 in Italia, il 18,8% nazionale secondo l’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati registro imprese 2017, 2016 e 2012. Crescono del 8,1% in un anno e del 71,3% in cinque anni. Oltre 3 mila si occupano di e-commerce mentre sono 580 i portali web. Da sola la Lombardia concentra il 23,9% degli addetti del settore, quasi 7 mila su oltre 28 mila. Milano è prima nel Paese con 1.718 imprese e quasi 5 mila addetti (+8,5% in un anno e +78% in cinque anni) seguita da Roma con 1.701 imprese e circa 2.500 addetti e Napoli con 1.312 imprese e 1.800 addetti. In Lombardia dopo Milano, vengono Brescia (398 imprese e oltre 400 addetti), Bergamo e Monza Brianza (313 imprese e 400 addetti ciascuna). Tra chi cresce di più Sondrio (+42% in un anno e +125% in cinque) e Cremona (+12,8% in un anno e +37,5% in cinque).
In Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi i “giudici” del web. Sono oltre 150 le richieste depositate presso la Camera Arbitrale di Milano, azienda speciale della Camera di Commer cio di Milano Monza Brianza Lodi, unico ente pubblico accreditato per la gestione delle procedure di riassegnazione dei nomi a dominio .it presso il Registro .it, l’anagrafe dei domini internet .it. Oltre il 90% delle procedure si è chiuso con la riassegnazione del nome a dominio all’attivante per una durata media di 2 mesi e mezzo. Si va dal typosquatting, vale a dire da chi conta sull’errore di digitazione di un utente distratto per indirizzarlo ad un sito diverso e ricavare un profitto, al più diffuso cybersquatting che è l’appropriazione di un determinato nome a dominio da parte di chi lo registra senza averne diritto o titolo andando così ad impattare sul marchio. Coinvolte le più famose imprese: dalle catene di supermercati, alla rivista periodica specializzata in auto, alle maggiori banche italiane, alle case di moda. Le decisioni sulla riassegnazione dei nomi a dominio sono consultabili all’indirizzo web http://www.camera-arbitrale.it.Dalla Camera di commercio il parere sulle clausole presunte vessatorie o inique nei contratti online e il vademecum per le imprese che vogliono aprire un’attività di commercio elettronico.
Casi di limitata certezza circa il momento di conclusione del contratto, chiarezza e precisione delle informazioni precontrattuali e degli aspetti specifici relativi al pagamento, fori competenti a volte poco agevoli per il consumatore, testi contrattuali che rimandano a normative di Paesi stranieri, e in alcuni casi una traduzione superficiale dei contratti redatti in lingua straniera: sono alcune delle criticità rilevate nel parere sui contratti online della Camera di commercio. Dieci punti tecnici e giuridici (conoscenza legale di base e corretta percezione degli adempimenti giuridici necessari, attivazione e valorizzazione della piattaforma informatica e del sito web, chiarezza delle informazioni, delle clausole contrattuali e delle condizioni generali di vendita, attenzione alla corretta indicazione del prezzo e ai costi nascosti per il consumatore, trasporto e spedizione della merce, pagamenti, privacy dei dati, mobile e tablet, post-vendita e feedback dei clienti, fiducia) su normativa del settore, vantaggi e opportunità per le imprese sono contenuti nel vademecum “L’impresa e l’ingresso nel commercio elettronico” per aiutare imprenditori ed aspiranti tali che vogliono lavorare nel settore del commercio online ad evitare alcuni degli errori più comuni. Vademecum e parere sono scaricabili dal sito della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, www.milomb.camcom.it
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