mercoledì, Novembre 27, 2024

Boom di imprese artigiane nel settore alimentare.  Nel giro di dodici mesi, dal primo trimestre 2017 al primo trimestre 2018, nell’ territorio omogeneo che comprende Milano, Area metropolitana e Monza e Brianza le aziende legate al cibo sono cresciute di quasi il 10%. Sono in fatti ben 381 nel complesso le nuove realtà, secondo una indagine dell’Unione Artigiani di Milano e Monza-Brianza su dati Camera di Commercio, che ha visto il settore alimentare passate da 4194 a 4575 imprese attive.  A Milano città, che da lunedì si appresta ad ospitare Food City, una settimana di eventi legata al mondo del cibo  che animerà le strade del capoluogo lombardo all’insegna della qualità e della corretta alimentazione, le ditte del comparto hanno registrato una impennata del +7,61%, passando da 1445 a 1555.  E se nell’Area metropolitana milanese la crescita si presenta più lieve, ma comunque pari al +5,8% (da 1846  realtà a 1953), è in Brianza che si assiste a una autentica esplosione: +18,16% in un anno, con 164 imprese in più (da 903 a 1067).

“Si tratta di un settore importante per l’artigianato locale – commenta il segretario generale dell’Unione Artigiani di Milano e Monza-Brianza, Marco Accornero –  la cui vitalità si mantiene alta dopo il forte impulso positivo avuto in occasione di Expo 2015 sia nella città di Milano, che assiste a una autentica esplosione dello street food e dei cibi da asporto in generale, sia nell’hinterland e in Brianza, anche come forma di valorizzazione della qualità e dell’eccellenza.”  In questo contesto, le ditte individuali  sfiorano il 60% del totale. Tra esse, il 43% hanno un titolare di origine straniera e si mantengono stabili fra il 2016 e il 2017, con l’eccezione di Monza e della Brianza dove crescono del 13,4%.  Stranieri che sono anche mediamente più giovani rispetto agli artigiani italiani. A Milano città, dove sono presenti  404 ditte alimentari con a capo uno straniero (48% del totale), il 35% è guidato da un trentenne (30-39 anni) e il 31% da un quarantenne (40-49 anni). Fra gli italiani invece, prevalgono i cinquantenni con il 31%, seguiti dai quarantenni al 29%.

Simile la situazione fuori città. Nell’Area metropolitana gli artigiani alimentari stranieri (492 su 1183, il 41,6%)  sono per il 37% quarantenni e per il 33% trentenni, mentre gli italiani pareggiano fra i quarantenni (32%), mentre si attestano al 29% fra i cinquantenni. In Brianza, i piccoli imprenditori del cibo italiani sono per il 29% quarantenni e per un altro 29% cinquantenni. Gli stranieri,  41,8% su 670 ditte totali, anche qui sono più giovani: 35% quarantenni, 34% trentenni.  Tra i giovanissimi (19-29 anni) a Milano città gli stranieri si attestano al 7% contro il 4% nostrano;  in Area metropolitana al 9% contro il 6% italiano; mentre in Brianza sono di più gli italiani (8%) rispetto agli stranieri (7%). Fra le categorie, nella città di Milano  sono asporto e fast food  a farla da padrone con il 49,7% delle attività (416), di cui  ben 308 (74%) guidate da uno straniero. Ancora marcata la presenza italiana fra i panificatori (151 pari al 18% delle imprese totali, mentre il comparto ne conta 197) e fra gelatai e pasticcerie (127 imprese su 173).

In Area metropolitana sempre ai vertici fast food e asporto (56,2% del totale delle imprese alimentari artigiane), anche in questo caso con una fortissima incidenza di presenze straniere: 417 ditte pari al 62,7%  della categoria. Seguono gelaterie e pasticcerie con il 19,4% (229 aziende, di cui solo 20 straniere) e panificatori con il 17,55 (207 imprese, 36 gli stranieri).  A Monza e Brianza spiccano asporto e fast food che sfiorano il 67%  del totale delle imprese alimentari artigiane: 448 realtà su 670 totali, di cui 357 con titolare straniero (il 57,3%). Dietro, i gelatai-pasticceri con 109 ditte (16,3%, di cui 7 stranieri)  e i panificatori (76 imprese, 11,3%, di cui 10 stranieri). “I dati evidenziati – conclude Accornero – fotografano un andamento positivo favorito dalla crescente espansione dell’imprenditoria di origine straniera anche nei vari comparti alimentari. Una ricchezza non solo economica, ma anche culturale che si traduce in proposte etniche diversificate che si affiancano alla tradizione culinaria italiana e milanese e che ben si legano alla crescita del turismo che fa di Milano una attrattiva di livello mondiale e le assegna un ruolo di leadership nella qualità alimentare.”

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