Venerdì 9 febbraio alle ore 18 il Castello di Corneliano Bertario farà da prestigiosa cornice all’incontro pubblico dedicato alla presentazione della nuova DeCo (Denominazione Comunale di Origine) di Truccazzano, che prende il via da tre frumenti storici, la cui coltivazione in loco ai primi del ‘900 è certificata da ricerche svolte nell’archivio comunale. Si tratta di tre tipologie di grano emerse dagli studi della dott.ssa Silvia Giugno, l’archivista che, su richiesta dell’amministrazione comunale di Truccazzano e con il sostegno economico di Cogeser Energia, la multiutility della Martesana, ha analizzato la documentazione raccolta in Comune e ha scoperto le rendicontazioni degli agricoltori dei primi decenni del ‘900, elencanti i tipi di frumenti seminati e le rese dei raccolti. La dott.ssa Giugno racconterà, il 9 febbraio, il suo “viaggio” nel passato di Truccazzano.
Dai resoconti conservati in archivio sono emersi i nomi dei frumenti Gentilrosso, Ardito e Mentana. Gentilrosso è un grano locale “storico”, di modesta resa e fragile perché troppo alto. Dalle “popolazioni” di grano locali, attraverso vari incroci, sono derivate poi varietà quali Ardito e Mentana, dal fusto più basso e più produttive, anche se con rese inferiori a quelle raggiunte ai giorni nostri. Questo percorso evolutivo, partito dalla “rivoluzione verde” dello studioso Nazareno Strampelli, sarà spiegato a Corneliano Bertario dalla dott.ssa Patrizia Vaccino, ricercatrice del Crea (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria). Ciò che rende Gentilrosso, Ardito e Mentana tuttora interessanti, anche raffrontati ai loro discendenti più “redditizi”, è il fatto che contengono meno gliadina (la componente maggiormente allergenica del glutine) e più sostanze antinfiammatorie e antiossidanti. Queste particolari caratteristiche nutrizionali saranno illustrate dalla dott.ssa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista.
E’ dunque da questi tre prodotti agroalimentari, che hanno avuto un ruolo di primo piano nell’economia del territorio, che il sindaco di Truccazzano, Luciano Moretti, ha deciso di partire per lanciare la locale Denominazione Comunale d’Origine (De.C.O.), che in futuro potrà essere apposta su altre eccellenze del passato agricolo ed enogastronomico. Il 9 febbraio Moretti spiegherà in cosa consiste la De.C.O. e quale sarà il suo percorso a Truccazzano. Al termine della serata sarà possibile degustare prodotti alimentari e da forno realizzati con i frumenti De.C.O. A sostegno delle ricerche e della serata di “debutto” della De.C.O. ha offerto un importante contributo la multiutility Cogeser Energia, società energetica partecipata da 8 Comuni della Martesana, tra cui Truccazzano. “Non è la prima volta che affianchiamo un Comune socio – spiega Lino Ladini, Amministratore Unico di Cogeser Energia – in un’attività di valorizzazione del territorio. Crediamo nelle potenzialità della Martesana, nelle sue caratteristiche di vivibilità, nelle sue risorse storiche, paesaggistiche e, come in questo caso, agroalimentari. Per questo appoggiamo chi si impegna per metterle in risalto”.
Luciano Moretti: “La De.C.O., un marchio per riscoprire e certificare la ricchezza del nostro passato” – “La Denominazione Comunale d’Origine – spiega Luciano Moretti, sindaco di Truccazzano – attesta che un determinato prodotto è tipico di un territorio, che ha fatto parte della sua storia. Truccazzano, che è anche ai giorni nostri un paese in cui agricoltura e allevamento sono economicamente rilevanti, ha un passato di eccellenze agroalimentari tutte da scoprire. E’ per tale motivo che ho chiesto a Silvia Giugno di ricercare nel nostro archivio le tracce di questo passato. Partiamo con i tre frumenti, ma abbiamo intenzione di estendere la De.C.O. anche ad altri prodotti. Intanto abbiamo consegnato la farina derivata da Ardito e Gentilrosso a ristoratori e panificatori. Abbiamo così ottenuto tagliatelle altamente nutrienti e pani che si conservano a lungo. Ma probabilmente i nostri tre frumenti ci riservano altre sorprese, che potremo gustare nella serata del 9 febbraio”.
Silvia Giugno: agricoltura e territorio nell’Archivio comunale di Truccazzano – “Il patrimonio documentario del Comune di Truccazzano conservato presso l’Archivio storico – racconta l’archivista Silvia Giugno – è una fonte inestimabile di notizie con una potenzialità storica e culturale enorme. Partendo dall’esigenza di recuperare informazioni dal passato, ho affrontato un percorso di ricerca fra le carte dell’archivio con l’obiettivo di trovare elementi significativi sul tema delle colture e delle attività tradizionali locali. L’attività si è svolta consultando carte relative all’agricoltura e alla gestione del territorio dalla metà del ‘700. I dati più significativi sono stati recuperati fra i documenti a partire dal ‘900. Infatti, sia le carte relative ai grandi censimenti sia le carte dedicate alla pubblica sicurezza e riguardanti le requisizioni alimentari durante la Prima Guerra Mondiale sia le carte relative alla Campagna del Grano, hanno disegnato la mappa della produzione agricola territoriale. Ad esempio, all’interno delle tabelle di rilevazione dei dati per il censimento del 1930 e fra i documenti sui monitoraggi della produzione agricola svolti durante la Campagna del Grano, tra il 1925 e il 1940, si menzionano le tipologie di cereali maggiormente coltivati e si fa esplicita menzione dell’Ardito”.
Patrizia Vaccino: “Dal Gentilrosso all’Ardito grazie alla ‘rivoluzione verde’ di Nazareno Strampelli” – Patrizia Vaccino, ricercatrice del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (Crea), riassume così il suo intervento del 9 febbraio: “Fino agli inizi del XX secolo la coltivazione del frumento era basata sull’uso di popolazioni locali, caratterizzate da un’ampia variabilità e da un ottimo adattamento all’ambiente in cui venivano coltivate, ma penalizzate da bassa produttività e taglia elevata. Tra queste ricordiamo, in Italia, per il frumento tenero, Gentilrosso, Bianchetta, Cologna, Rieti, Solina. La svolta nel campo del miglioramento genetico avvenne proprio agli inizi del XX secolo, con l’attività svolta prevalentemente da Nazareno Strampelli: ancora all’oscuro delle leggi dell’ereditarietà genetica pubblicate da Mendel, egli allestì una collezione di varietà di frumento fatte arrivare a Rieti, sua sede operativa, da ogni parte del mondo. In questo modo poté disporre di un’ampia variabilità genetica entro la quale scegliere le piante dotate di caratteristiche utili, da sfruttare nell’incrocio soprattutto con il frumento Rieti, una varietà
locale coltivata da secoli nella zona. Nel 1920 lo Strampelli ottenne l’Ardito, primo frumento precoce italiano resistente alle ruggini e all’allettamento (il fenomeno per cui la pianta si piega fino a terra a causa del vento o della pioggia), cui seguirono altre varietà, es. Villa Glori, Balilla, Edda, Virgilio, Mentana, San Pastore, che contribuirono ad aumentare significativamente le rese della granicoltura italiana”.
Elena Dogliotti: “I frumenti storici aiutano l’intestino, il sistema cardiovascolare e sono utili per la prevenzione del diabete di tipo 2” – Dalle parole della biologa nutrizionista Elena Dogliotti le proprietà salutari dei frumenti storici: “Il frumento di oggi, anche prima di essere lavorato e raffinato, ha caratteristiche tali che lo rendono potenzialmente pro-infiammatorio. Una di queste caratteristiche risiede nella composizione proteica, in cui glutenina e soprattutto gliadina, le proteine che durante la lavorazione delle farine costituiscono il glutine, sono ampiamente rappresentate. I grani dei primi decenni del Novecento, pur presentando caratteristiche diverse da quelli precedenti, per selezioni volte ad aumentare la resa, hanno una composizione proteica differente, con meno gliadine, formando quindi un glutine con minor “forza” e, secondo diverse ricerche scientifiche, meno impattante sulla salute dell’intestino. Inoltre sarebbe maggiore il contenuto in polifenoli come i carotenoidi e le antocianine, molecole antinfiammatorie e antiossidanti coinvolte nel mantenimento della salute, in particolare quella cardiovascolare. A queste caratteristiche si associano quelle di lavorazione: una macinatura a pietra preserva le parti nobili del chicco del frumento, quali il germe con i suoi acidi grassi essenziali e le varie componenti della fibra, tra cui gli arabinoxilani, “nutrimento” importante per i batteri buoni del nostro intestino e aiuto per la prevenzione del diabete di tipo 2”.
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