sabato, Novembre 23, 2024
Conflitto Russia-Ucraina: le vulnerabilità possibili per i territori di Milano, Brianza, Lodi e Pavia

Il conflitto Russia-Ucraina impatterà certamente sul quadro di recupero della Lombardia, ancora parziale nel 2021 (-2,9% il Pil regionale a fine 2021 rispetto al 2019). Le previsioni  formulate prima del conflitto stimavano un tasso di crescita del Pil lombardo del +4,0% nel 2022, performance che verosimilmente sarà rivista al ribasso, ma è difficile valutare in quale misura (molto dipenderà anche dalle evoluzioni). Sono, comunque, possibili alcune prime valutazioni sulla base dei dati storici e considerata la situazione attuale, in questa seconda nota del Centro Studi di Assolombarda con un approfondimento sulle province di Milano, di Monza e della Brianza, di Lodi e di Pavia. Il principale canale di trasmissione è rappresentato dall’import di materie prime energetiche (gas naturale in primis) ma anche, seppur in minor misura, di altre materie prime: metalli non ferrosi, ferro e acciaio per dipendenza diretta a livello italiano e lombardo (cui si aggiungono per specificità produttive provinciali il legno soprattutto a Monza e della Brianza, la chimica in particolare a Lodi); nickel, alluminio e cereali per il peso di Russia e Ucraina nelle forniture mondiali.

Riguardo al lato esportazioni, non emerge un impatto considerevole diretto (i due mercati valgono meno del 2% del totale lombardo, seppur con leggere differenze tra settori e territori) né indiretto (2,5% del valore aggiunto esportato italiano è destinato alla Russia). Considerando le specializzazioni dei territori, meccanica e chimica sono in tutte le province tra i settori più esposti, con incidenze del mercato russo superiori alla media territoriale (seppur mai superiori al 3%). A Milano e Pavia si aggiunge la moda (con calzaturiero), a Monza altro manifatturiero (inclusi mobili). Importanti possono essere le singole esposizioni di aziende, tra le quali certamente quelle delle 740 multinazionali italiane localizzate nei due Paesi. 

VULNERABILITA’ COMMERCIALE: L’ESPORT – La Russia vale complessivamente l’1,6% dell’export lombardo, in linea con l’1,5% di quello italiano. Tra i settori, a livello lombardo Meccanica, Moda, Chimica sono i più esposti, ma con incidenze inferiori al 3% delle vendite estere settoriali. Tra i territori, Milano e Monza e della Brianza sono leggermente più esposti rispetto alla media regionale (rispettivamente al 2,1% e all’1,7%), mentre lo sono meno Pavia (1,1%) e Lodi (0,4%).

Approfondendo per le province Assolombarda l’incidenza della Russia sul totale esportazioni di ciascun settore, emergono le differenti esposizioni territoriali. Concentrandosi sulle specializzazioni (ossia i settori di vocazione internazionale che concentrano oltre due terzi dell’export provinciale totale), sono relativamente più esposti in via diretta

L’impatto diretto delle sanzioni sul nostro export è dunque prospettabile come mediamente limitato, anche incrociando settori e territori. Si tratta ovviamente di dati totali, che possono nascondere esposizioni rilevanti a livello di aziende.

  • a Milano Moda (3,4% l’incidenza del mercato russo sul totale vendite settoriali provinciali), Meccanica (3,0%) e Chimica (2,9%) e tutti e tre in maggior misura che nella media regionale, ma con incidenze che rimangono intorno al 3% delle vendite estere settoriali; tra le specializzazioni, la Farmaceutica è invece poco esposta (1,0%);
  • a Monza e della Brianza Altro manifatturiero (3,4%, a confronto con 1,8% a livello lombardo), Meccanica (2,8%) e Chimica (2,1%), mentre per i Metalli l’incidenza della Russia è contenuta a meno dell’1%;
  • a Pavia Moda con il calzaturiero (2,4%), Chimica (1,8%) e Meccanica (1,7%), mentre tra le altre specializzazioni Alimentare (1,0%) è meno esposto, Farmaceutica per nulla (0,0%);
  • a Lodi Chimica (1,8%) e Meccanica (1,0%); per Alimentare ed Elettronica la Russia gioca invece un ruolo marginale (accogliendo appena lo 0,1% del totale vendite settoriali).

L’impatto diretto delle sanzioni sul nostro export è dunque prospettabile come mediamente limitato, anche incrociando settori e territori. Si tratta ovviamente di dati totali, che possono nascondere esposizioni rilevanti a livello di aziende.

L’IMPORT DI ALCUNE MATERIE PRIME – La Lombardia acquista dalla Russia l’1,2% del proprio import, l’Italia il 3%. Rispetto al dato medio, si registra una rilevante esposizione diretta sul fronte materie prime: dalla Russia deriva un quinto dei nostri approvvigionamenti di combustili minerali quali gas, petrolio e carbone, il 9% di metalli non ferrosi, il 6% di ferro e acciaio. Con riguardo alle importazioni delle nostre quattro province, emergono poi singole specificità territoriali. Pavia la più esposta, con quasi il 5% del proprio import proveniente da Mosca ma quasi totalmente legato al settore energetico del territorio4, a confronto con 1% per Milano, 0,6% per Monza e della Brianza, 0,3% Lodi. Rispetto alla media territoriale, a Milano spiccano i Metalli, per i quali la Russia incide l’8,1% del totale forniture; seguono sopra la media territoriale Legno (2%) nonché Gomma-plastica, Chimica e Alimentare (ma con incidenze delle forniture russe sul totale inferiori al 2%). A Monza il settore più esposto in termini di forniture dalla Russia è il Legno (9% del totale import), seconda ma a distanza è la Chimica (1,4%). A Lodi infine risalta la Chimica (3% l’incidenza della Russia sul totale, quasi tre volte la media regionale e a confronto con percentuali inferiori a 0,2% in tutti gli altri settori).

Dunque lo shock energetico rappresenta certamente il principale elemento di vulnerabilità per le imprese e l’economia italiana soprattutto in un possibile scenario di contro-sanzioni  da parte della Russia. Tuttavia ad esso vanno sommati impatti non trascurabili anche rispetto ad alcune materie prime e più consistenti su alcuni settori delle province esaminate.

VULNERABILITA’ INDIRETTA: SITUAZIONI DA MONITORARE – In aggiunta a questo quadro di vulnerabilità delle nostre province dato dal rapporto diretto con i mercati interessati dal conflitto, è utile anche adottare una prospettiva ‘mondo’. Infatti, Russia e Ucraina sono rispettivamente il 16simo e il 48esimo esportatore mondiale5, ma soprattutto: la Russia è al 1° posto a livello globale come esportatore di nickel, al 3° posto per combustibili minerali, al 5° per ferro e acciaio, al 6° per l’alluminio, al 14° per la chimica inorganica e al 38° per il legno.

L’Ucraina ricopre il 2° posto a livello mondo quale esportatore di cereali (la Russia il 3°). Le ripercussioni del conflitto in termini di ‘stress’ dei mercati finanziari su queste materie prime possono influenzare la capacità di approvvigionamento delle nostre imprese, sia lato prezzi sia lato disponibilità.

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