domenica, Aprile 20, 2025

“E adesso che cosa succede?”, si chiedono in molti… Difficile prevederlo, perchè la situazione è totalmente nuova, ancora più bloccata di cinque anni fa: siamo nel tripolarismo puro. Del resto i voti non sono mai stati così volatili come negli ultimi anni e le previsioni non erano mai state così difficili. Abbiamo assistito a quanto ha delapidato il Pd in 4 anni, sceso dal 40% al 19%. E abbiamo assistito alla transmigrazione dei voti dei suoi elettori delusi verso il M5S e non verso LEU, variante che ha determinato il cappotto grillino al sud (se il Pd avesse perso “meno” o perso a beneficio di Liberi e Uguali, il cappotto lo avrebbe fatto il Centrodestra, come al nord).

Abbiamo visto per la prima volta una sovrastima dei voti di Forza Italia: dal 1994 ad oggi i voti reali azzurri erano sempre stati sottostimati da sondaggi ed exit poll e poi, alla prova dei fatti, si rivelavano essere qualche punto percentuale in più, con anche grandi rimonte come quella del 2006 e quella del 2013. Stavolta no, anzi è successo il contrario. FI si è fermata sotto le attese. Anche qui previsione complicata. Come difficile, venendo alle Regionali, era ipotizzare un distacco così ampio tra Fontana e Gori (secondo peggior candidato di sempre del Centrosinistra in Lombardia dal 1994 ad oggi), mentre era prevedibile la sudata riconferma di Zingaretti (decisivo l’appoggio di Liberi e Uguali e la corsa in solitaria di Pirozzi che ha azzoppato Parisi).

Registriamo che il Paese è diviso in due con qualche sporadica macchia rossa al centro e sulle Alpi. Nord e Centro-nord hanno bocciato il Governo Pd votando Centrodestra e Lega in particolare (che ha fagocitato anche parte dei voti grillini, di fatto, mediamente, sotto il 25%). A sud la protesta si è incanalata tutta sui pentastellati, bravi a giocare la carta dell’assistenzialismo: parole soavi per le orecchie di un certo malcostume del Mezzogiorno. Non a caso alcuni quotidiani hanno pubblicato delle analisi secondo le quali il M5S sfonda maggiormente nelle zone più arretrate del Meridione. “Bisognerà vedere dove troveranno i fondi per portare avanti una politica così onerosa”, ironizzano in molti facendo riferimento al reddito di cittadinanza…

Ora Mattarella, come fece Napolitano con Bersani nel 2013, dovrebbe affidare a Salvini l’incarico di formare un governo. I numeri non ci sono, come non c’erano nel 2013, ma spetta al Centrodestra, che ha la maggioranza relativa sia alla Camera sia al Senato, provarci. I Cinque Stelle sono il primo partito, ma non la prima coalizione. Ed è difficile pensare ad un governo grillino appoggiato dal Pd: sia perchè così il Movimento 5 Stelle abbraccerebbe la medusa e perderebbe consenso, sia per le reazioni di Borse e Poteri Forti internazionali (che farebbero come con Berlusconi, impallinandolo a colpi di spread), sia perchè nè Pd e nè Centrodestra potrebbero votare un programma “spregiudicato” come quello grillino. C’è chi ventila anche la possibilità di un Governo di centrodestra autorevole, per esempio affidato a Tajani, con l’appoggio lumbard-pentastellato (Di Maio e Salvini vice premier?) e soprattutto con il plauso europeo. Scenari… Forse quello più probabile è che si torni a votare tra pochi mesi, dopo che tutte le combinazioni del cubo di Rubik daranno l’inevitabile esito negativo: a patto di scrivere una legge elettorale che favorisca davvero la governabilità, senza pensare ai propri interessi particolari.

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