Dare risposte concrete alla gestione dei rifiuti in chiave di economia circolare; guardare all’innovazione tecnologica in ottica di sinergia industriale tra i diversi settori; puntare su strategie sostenibili del territorio che mettano al centro la riduzione delle emissioni e il recupero di materie di scarto per la produzione di energia green e biometano. A partire dalle bioraffinerie, impianti fondamentali nella transizione green delle politiche ambientali. Sono questi i temi di strettissima attualità al centro del Convegno organizzato oggi, 8 novembre, a Ecomondo, dal titolo “Economia Circolare e gestione dei rifiuti, il ruolo delle bioraffinerie. Termovalorizzazione, recupero di materia e nuove tecnologie per la transizione”. L’evento, organizzato da Gruppo CAP, ha riunito le testimonianze delle istituzioni nazionali e locali tra cui Regione Lombardia e dei più importanti player del settore, da Utilitalia a Legambiente, passando per Herambiente e Gruppo Iren. Spunto di riflessione il progetto, unico in Italia, della Biopiattaforma di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, che porta la firma del gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano e di CORE S.p.a., il Consorzio Recupero Energetici. Il progetto di simbiosi industriale unirà termovalorizzatore e depuratore in un polo green e carbon neutral (zero emissioni di CO2), per trasformare 65 mila tonnellate all’anno di fanghi da depurazione in energia pulita e fertilizzanti e 30 mila tonnellate all’anno di FORSU (frazione umida organica) in biometano. Ora in fase di realizzazione, la Biopiattaforma, già nella fase preliminare, ha visto il coinvolgimento diretto della cittadinanza e delle istituzioni grazie a un processo partecipativo.
“L’economia circolare richiede investimenti in impianti, che possano creare posti di lavoro e soprattutto nuova ricerca, fondamentale per il nostro territorio, afferma Massimo De Rosa, Consigliere di Regione Lombardia. È importante quindi realizzarli e sostenerli tramite investimenti pubblici per superare la fase di transizione attraverso i termovalorizzatori che dovranno trattare la parte residuale del rifiuto. Questo passaggio durerà fino a quando non verranno progettati prodotti in grado di non generare rifiuti in assoluto. Questo è il futuro, l’economia lo ha compreso e si sta muovendo verso la giusta direzione”. Il progetto di riconversione del termovalorizzatore di via Manin, si inserisce in un processo di traghettamento della Lombardia e dell’intero Paese verso sistemi virtuosi e innovativi di gestione dei rifiuti. Il nuovo impianto, per cui è previsto un investimento di più di 47 milioni di euro, diventerà quindi un elemento chiave per migliorare l’efficienza delle risorse e la prevenzione della produzione di rifiuti, nonché il riciclo e la circolarità. Una posizione netta rispetto a chi da anni professa un azzeramento dei termovalorizzatori, rivendicando il loro potenziale altamente inquinante.
“Pensare che l’economia circolare possa fare a meno di una gestione degli scarti è un’utopia, commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. I moderni impianti di termovalorizzazione sono dei tasselli fondamentali anche e soprattutto all’interno di filiere complesse come quella del Servizio Idrico Integrato. Ma vanno ripensati e trasformati in bioraffinerie; luoghi in cui dai rifiuti si possa ricavare energia, nutrienti, calore. Continuare a dire che l’economia circolare serve per superare i termovalorizzatori, è affermare una cosa falsa, che crea situazioni non sostenibili. La Biopiattaforma di Sesto San Giovanni nasce proprio per questo. Chiude il ciclo dell’acqua valorizzando i fanghi di depurazione, accoglie la frazione organica prodotta dai comuni del territorio e produce biometano. Un progetto Win Win per azienda, territorio e ambiente che fa risparmiare i cittadini e riduce le emissioni. Un concetto di green economy reale e non astratto”. Il nuovo impianto aspira a diventare un hub di innovazione per tutte le sedi di depurazione gestite da CAP e un centro per la sperimentazione sulle acque reflue che consentirà di implementare le ultime innovazioni tecnologiche nel settore, in sinergia con altri player nazionali e internazionali, condividendo le scelte tecnologiche col territorio.
“La città di Sesto San Giovanni ha una tradizione industriale che è nota nel mondo e ha saputo negli anni ripensarsi e cogliere le sfide dell’innovazione, conclude il Sindaco di Sesto San Giovanni Roberto di Stefano. Io ho avuto la fortuna di diventare Sindaco in un momento in cui sul vecchio termovalorizzatore giunto a fine vita si doveva prendere una decisione. Abbiamo scelto di non chiudere e di non investire in un ammodernamento. Al contrario abbiamo scelto di innovare trovando insieme a Gruppo CAP e a CORE una soluzione in grado di garantire sviluppo e crescita del territorio e migliori performance aziendali. Un progetto che non consuma suolo, che riduce le emissioni, salvaguarda i posti di lavoro e innova nella filiera dei rifiuti rendendola più sostenibile. Credo che la buona politica debba fare questo: promuovere la crescita e allo stesso tempo salvaguardare ambiente e qualità della vita dei cittadini.”
Il Convegno, presieduto da Alessandro Russo ha visto la partecipazione del Consigliere di Regione Lombardia Massimo de Rosa, del presidente di Legambiente Lombardia Barbara Meggetto, di Agnese Bertello, coordinatrice del percorso partecipativo BiopiattaformaLab a Sesto San Giovanni. Al dibattito hanno preso parte inoltre Giovanni Colarullo, direttore Generale Utilitalia, Emanuel Zamagni, Herambiente e Claudio Mazzari, Gruppo Iren. Durante la tavola rotonda successiva al Convegno, il progetto della Biopiattaforma è stato spiegato e commentato dai suoi protagonisti: il Sindaco di Sesto San Giovanni Roberto Di Stefano, Marco Cipriano, amministratore unico di CORE Spa e il direttore tecnico di Gruppo CAP, Andrea Lanuzza.