sabato, Novembre 23, 2024
Grande successo per il convegno dedicato ai 30 anni della caduta del Muro di Berlino

Un’altra sala gremita, lunedì 9 dicembre, per l’accoppiata Metropolis – Circolo San Giuseppe Lavoratore che già avevano fatto il botto in Dugnana ad aprile per il convegno dedicato ai 100 dell’appello ai “Liberi e forti” di Don Sturzo. Anche qui tema storico-politico di grande interesse che ha riunito allo stesso tavolo diversi esponenti politici di alto livello che hanno trovato però alcuni punti in comune: il ruolo chiave giocato dalla figura di Papa Wojtila e Gorbaciov, la presenza di molti altri muri oggi, magari non fisici, ma altrettanto pericolosi perchè intangibili (si chiamano spread, rating, dazi…).

Moderatore il nostro direttore, Angelo Frigerio, che ha ricordato l’ansia che provava da bambino per l’escalation della Guerra Fredda nei primi anni ’80, segnata anche dal doppio boicottaggio delle Olimpiadi e da molti film allarmistici (uno su tutti “Alba rossa”). L’altro organizzatore, Matteo Monga, ha ricordato il ruolo delle persone singole nelle grandi svolte di cambiamento e i tanti sacrifici del popolo polacco, da Katyn fino a Padre Popieluszko. La Sindaca di Pioltello, Ivonne Cosciotti, ha ricordato la svolta epocale che ha rappresentato il crollo del muro e la necessità di capire chi sta dall’altra parte dello steccato.

Il Capogruppo regionale di Fratelli d’Italia, Franco Lucente, ha ricordato come in Italia si sia spesso dato peso solo ai martiri di una parte politica: non è un caso che solo grazie al Governo Berlusconi, con molto ritardo, si è istituito il Giorno del Ricordo, dedicato ai martiri delle Foibe. Il Consigliere Regionale della Lega Riccardo Pase ha sottolineato come il muro di Berlino non fosse stato pensato per non far entrare, ma per non fare uscire. Da qui una domanda ironica: “Se sei sicuro che il tuo sisstema politico sia il migliore di tutti, perchè ti senti in dovere di non far scegliere i tuoi cittadini se rimanere o andare a ovest? Oggi non ci sono muri da abbattere, ma certi muri fanno ancora più paura”.

Marco Cipriano, già Vicepresidente del Consiglio Regionale nelle file dei Democratici di Sinistra, ha ripreso il discorso di Lucente e Pase, sottolineando la presenza oggi di tanti tipi di muri, di difficile percezione e dietro ai quali non si capisce a volte chi tiri le fila. “Dopo il 1989 il Capitalismo ha vinto? Non mi sembra proprio. La politica, oggi debolissima, sicuramente ha perso. Pensiamo al paradosso cinese, uno stato comunista e nello stesso tempo capitalista… La vera sfida oggi è la sostenibilità ambientale”. L’ultimo intervento è stato quello di Gianluca Comazzi, Capogruppo di Forza Italia al Pirellone, che ha ripercorso la storia del Muro e ha sottolineato ancora una volta il ruolo di Papa Giovanni Paolo II e di Gorbaciov.

A tirare le conclusioni, Gianstefano Frigerio, all’epoca della caduta del Muro, Segretario Regionale della DC, quindi osservatore privilegiato di quegli anni tumultuosi. “La storia in Italia viene spesso usata nelle polemiche politiche, per rafforzare una o l’altra posizione, ma sulla Storia non si piange nè si ride, la si capisce e basta, come divevano Vico e Spinoza”. Frigerio ha ricordato, con un excusrus storico-geografico completo, come il crollo del Muro sia stato in realtà il crollo di tutto un sistema e ha poi ripercorso in sintesi le principali tappe dal 1989 ad oggi: dalla globalizzazione al terrorismo internazionale, dal multipolarismo alla crisi economica globale e alla desacralizzazione. “Abbiamo esultato troppo presto…. ricordo libri come ‘La fine della Storia’ di Fukuyama… In realtà il concetto hegeliano che la Storia sia in continuo progresso non funziona sempre e lo abbiamo visto… Preferisco la definizione di Musil: ‘Il cammino della storia dunque non è quello di una palla da biliardo che una volta partita segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighellonando per le strade, e qui è sviato da un’ombra, là da un gruppo di persone o da uno strano taglio di facciate, e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desiderava andare’. Ora ci ritroviamo in un’epoca governata da un globalismo iperfinanziario e anche quello che capita in Italia dobbiamo sempre leggerlo in un contesto globale”. Come uscirne? Secondo Frigerio, tre potrebbero essere le vie: ridare forza al legame capitale-lavoro, ridare eticità al sistema, coniugare responsabilità e libertà.

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