Il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere misura il peso della green economy nazionale. La Lombardia emerge come esempio virtuoso per il Paese. Un’impresa manifatturiera su tre in Italia ha investito nel 2018 in tecnologie o prodotti ‘verdi’. È il dato di partenza dell’analisi di GreeItaly, il nono rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere che misura peso e forza della green economy nazionale. Sullo sfondo c’è lo scenario tracciato dall’ultimo rapporto dell’IPCC, l’Intergovernmental Panel on Climate Change dell’ONU: gli scienziati spiegano che per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali ed evitare così le conseguenze drammatiche che si profilano, entro il 2030 dovranno essere ridotte del 45% le emissioni globali di carbonio rispetto al 2010. E si dovrà arrivare alla neutralità carbonica, vale a dire azzerare l’impronta di carbonio mondiale entro il 2050. Certo, sono obiettivi ambiziosi che richiedono a politica, economia e, in generale, società grandi cambiamenti.
Le aziende stanno già lavorando in questa direzione adottando – e lo dovranno fare sempre di più – i modelli produttivi tipici dell’economia circolare. Non è, però, solo una questione morale: dal report GreenItaly emerge che le oltre 345.000 imprese italiane dell’industria e dei servizi che hanno investito sull’ambiente nel periodo 2014-2017 hanno spesso un vantaggio competitivo. Capire i motivi di questi risultati non è complicato. Del resto, queste imprese innovano più delle altre: il 79% ha sviluppato attività di innovazione, contro il 43% delle non investitrici (quasi il doppio). Innovazione che guarda anche a Impresa 4.0: mentre tra le imprese investitrici nel green il 26% ha già adottato o sta portando avanti progetti per adottare misure legate al programma Impresa 4.0, tra quelle non investitrici nella sostenibilità ambientale tale quota si ferma all’11%.
Hanno inoltre un dinamismo sui mercati esteri nettamente superiore al resto del sistema produttivo italiano: il 34% delle imprese manifatturiere (5-499 addetti) che hanno segnalato un aumento dell’export nel 2017 hanno infatti investito nel green. Un vantaggio competitivo che si conferma anche per le previsioni al 2018. Sotto il lato dell’occupazione alla green economy si devono invece già 2 milioni 998 mila lavoratori con competenze specifiche: il 13% dell’occupazione complessiva nazionale. Un valore destinato comunque a salire dato che, sulla base delle indagini Unioncamere, si prevede una domanda di green jobs pari a quasi 474mila contratti attivati con particolare riferimento a figure quali ingegneri energetici, agricoltori biologici, esperti di acquisti verdi, tecnici meccatronici o installatori di impianti termici a basso impatto.
Inoltre, dai dati del rapporto GreenItaly emerge chiaramente la leadership della regione Lombardia nel panorama dell’economia verde italiana. Con 61.650 imprese, la regione è al primo posto in Italia per numero assoluto di aziende che hanno investito, o investiranno entro l’anno, in tecnologie green. Con 123.380 contratti green stipulati dalle imprese per il 2018, più di un quarto del totale nazionale, la Lombardia è al vertice anche della graduatoria regionale per numero di contratti stipulati o programmati entro l’anno. Passando dal livello regionale a quello provinciale, è Milano con le sue 21.547 imprese attente all’ambiente la provincia più rappresentata della Lombardia. Seconda Brescia con 8.155 imprese, il terzo gradino del podio è occupato da Bergamo a quota 6.884. Seguono Monza e Brianza con 5.514, Varese con 5.115, Como con 3.770 imprese, mentre Pavia si attesta a 2.370. Mantova a quota 2.131, precede Lecco con 1.982 imprese e Cremona con 1.835. Chiudono Sondrio con 1.283 e Lodi con 1.064 imprese che hanno effettuato o hanno in previsione di effettuare eco-investimenti entro l’anno. L’ottimo risultato della provincia di Milano è confermato anche su scala nazionale: Milano è al secondo posto in Italia nella graduatoria provinciale per numero di imprese green.
Più in generale, comunque, l’Italia vanta primati a livello europeo e mondiale nella bioeconomia e nella chimica verde. Siamo (secondo il Rapporto Bio-based industry Join Undertaking) il primo Paese in Europa per fatturato pro-capite nel settore dello sviluppo dei prodotti basati su processi biologici, come le bioplastiche e, in termini assoluti, il secondo Paese europeo per fatturato e occupazione (oltre 100 miliardi di euro e circa 500 mila addetti) dopo la Germania. L’Italia ha inoltre un ruolo di primo piano nel mondo nelle energie rinnovabili: prima tra i grandi Paesi Ue, con il 17,4%, per quota di rinnovabili nel consumo interno lordo (davanti a Spagna, 17,3%, Francia, 16%, Germania, 14,8%, Regno Unito, 9,3%). Questi risultati di eccellenza messi in evidenza dal rapporto GreenItaly restituiscono senza dubbio uno spaccato di un’Italia coraggiosa e innovativa che in altri ambiti è più raro vedere. Sono però l’immagine non solo di un Paese più attento a quello che gli sta intorno ma, soprattutto, più competitivo.