Sono trascorsi esattamente ottantadue anni dalla scomparsa di Don Giuseppe Gervasini, meglio conosciuto come El Pret de Retenà (o Ratanà in base al dialetto locale che lo cita) e il Comitato Cassina 150 ne vuole ricordare la figura.
Una figura storica molto importante e ancora oggi conosciuta nella cultura popolare lombarda e che ha lasciato un segno del proprio passaggio non solo a Vignate, presso la cappellania del Conte Greppi dove era di istanza tra il 1897 e il 1901, ma anche a Cassina De’ Pecchi. Proprio a Cassina ha trascorso gran parte del suo tempo tra il 1901, anno nel quale era stato sospeso a divinis, e il 1926 quando si trasferì definitivamente a Milano, nel quartiere di Baggio.
Fulcro del suo passaggio cassinese è la chiesetta dell’Assunta di Via Roma, attualmente di proprietà dell’architetto Emilio Dossena. Fatta edificare nel 1577 dai conti Pecchi e donata nel 1600 ai Monaci Celestini di Milano, tale chiesetta è stato il luogo nel quale El Pret De Retenà ha continuato a dire messa e a incontrare i suoi fedeli. Cassina era diventato un luogo sicuro, isolato, un posto riparato nel quale nessun potente dell’epoca, che fosse un conte o un alto prelato, potesse andare a disturbarlo. Le fonti scritte non ci confortano su questo aspetto ed è per questo motivo che dobbiamo appellarci ai racconti orali, a ciò che gli attuali parenti dei contemporanei di Don Giuseppe hanno sentito raccontare dai propri padri e dai propri nonni.
Fortunatamente ci viene incontro un libro del 1997 scritto da Don Bruno Magnani, compianto parroco cassinese dal 1986 al 2002, che racconta come Don Gervasini soggiornasse “là sui lubbiun de la curt del Maggiun”, al primo piano di un’ampia corte interna poco distante dalla chiesetta dell’Assunta. Ancora: il Magnani riporta come a Cassina si fosse creata una certa concorrenza tra il parroco di allora della Chiesa di Camporicco, Don Ambrogio Verderio, e lo stesso Gervasini. Don Verderio divenne curato di Camporicco nel 1910 e anche lui aveva la fama di guaritore sia dell’anima sia del corpo dei fedeli, dispensando “infusi miracolosi o consigli salutari”. Tutto ciò dimostra come Don Gervasini abbia effettivamente calcato il suolo cassinese già dagli anni di Retenate e almeno fino a quando non si è ritirato definitivamente a Milano, in Via Fratelli Zoia 182, nella seconda metà degli anni Venti del secolo scorso, dove morì appunto il 22 novembre del ’41
Lo stesso architetto Dossena, durante i lavori di restauro della chiesetta avvenuti negli anni ’80, ha raccolto la testimonianza di un tale signor Brambilla, che ricordava come da bambino vedesse il proprio padre, il sellaio dell’epoca che possedeva la propria bottega di fianco la cappella, colloquiare tutte le mattine attorno a una tazza di latte e una fetta di pane proprio con Don Gervasini, che infatti dimorava poco più in là.
Un altro elemento molto importante che suffraga la permanenza del Pret a Cassina è il fatto che proprio in Via Roma, di fronte alla stessa chiesetta, all’epoca c’era la fermata del tram che da Gorgonzola conduceva a Milano. A questa fermata è legato il noto “miracolo del tram”. Infatti, una o più volte alla settimana, Don Giuseppe si recava a Milano, fin dai tempi del suo soggiorno a Vignate. Faceva sempre lo stesso tratto a piedi, incamminandosi lungo la strada sterrata che da Cascina Bianca, attraversando Camporicco, giunge, come detto, sino alla fermata di Cassina. Una mattina presto, il tram arrivò casualmente in anticipo rispetto all’orario previsto. Lui, ancora lontano dalla fermata e con il breviario in mano, non fece nulla per affrettare il passo per raggiungere il mezzo pubblico.
A questo punto, “el manetta” (il manovratore) non ritenne di dover aspettare ulteriormente Gervasini e così fece per far ripartire il mezzo, a quell’ora già pieno di gente. Nonostante i diversi tentativi per riavviarla, la motrice non si mosse di un centimetro, facendo sospettare un guasto improvviso. Raggiunta intanto la fermata e salito con tutta calma sulla vettura, esclamò al macchinista “Adess te podet moeuves!” (adesso puoi ripartire). A quel punto, il tram si mosse senza l’intervento del macchinista, lasciando sbalorditi tutti gli occupanti del mezzo. La notizia di questo episodio “incredibile e quasi soprannaturale” si diffuse a Milano nel giro di poco tempo, e fu l’occasione per far accorrere a Retenate e a Cassina tanta gente dal capoluogo e dintorni, ansiosa di conoscere quel prete che aveva il “potere magico” di fermare o far partire il tram.
Francesco Cau, Comitato Cassina 150