Basta apparire: un tweet, una foto su instagram, un video su TikTok. E basta dire la cosa giusta. Per fermare la guerra, abbassiamo di un grado il riscaldamento e spegniamo le luci: ce lo dicono i vip e i vip
vanno ascoltati. Anni fa, per sensibilizzare sulla SLA, si rovesciavano in testa secchiate di acqua gelata. Ed è servito, eccome, ai malati di SLA. Oggi i vip non prendono i furgoni e non fanno 3mila km per salvare vite umane: abbassano il riscaldamento, sono disposti a soffrire il freddo stretti nel loro golfino di cashmere. Nessuno ha visto Richard Gere alla stazione di Przemysl o Carola Rackete forzare i blocchi delle navi russe: ci sono profughi e… profughi.

Del resto, il nostro Paese è da anni il Regno dell’Apparenza: riempiamo le città di panchine rosse convinti che fermeranno la violenza di genere ed esponiamo dalle finestre dei Comuni enormi striscioni con scritto “No al Femminicidio” convinti che gli uomini, leggendoli, smetteranno di ammazzare le donne.

Adesso sono tornate di moda le bandiere della pace (scolorite e sgualcite dai tempi dell’Afghanistan), le fiaccolate: così ci sentiamo più vicini alle famiglie ucraine costrette da settimane a vivere come topi, nelle cantine, al freddo e senza mangiare. Nel 2020 sfidammo il Covid, cantando sui balconi e sventolando disegni colorati con scritto “tutto andrà bene”, mentre il nostro vicino di casa stava morendo, da solo, soffocato, perchè mancavano le bombole di ossigeno e di andare in ospedale non si poteva nemmeno parlare.

Non temete: i vip ci aiuteranno a vincere anche questa guerra, come quella contro l’ISIS. E’ stato facile,
è bastato riprodurre sul nostro profilo facebook i colori delle bandiere dei Paesi colpiti: cosi siamo stati
vicini ai Francesi, agli Spagnoli, ai Tedeschi. Ad ogni bomba che scoppiava, ad ogni kamikaze che si insanguinava le città europee, noi eravamo là. Virtualmente. Pochi, fino a un mese fa, conoscevano però i colori della bandiera ucraina. Ma li hanno imparati in fretta.