Più che una moda è ormai diventata una necessità. Aumenta di anno in anno il desiderio da parte delle famiglie di offrire ai propri figli adolescenti un periodo di formazione internazionale. Una ricerca della Fondazione Intercultura dal 2009 al 2016 ha stimato che sono aumentati dell’111% gli studenti che hanno trascorso un periodo di studio in un altro Paese compreso trai 3 mesi e l’intero anno scolastico. Tra gli oltre 2.200 ragazzi tra i 15 e i 18 anni partiti nel corso dell’estate per studiare all’estero con un programma di Intercultura continua la scelta per le mete più classiche come gli USA e il Canada (destinazione del 22% dei ragazzi) o come l’Australia e la Nuova Zelanda (5%). Il 25% degli studenti ha scelto l’America latina, il 13% per l’Asia, il 2% per l’Africa (richiestissimo il Ghana; riaprono i programmi in Tunisia e in Egitto dopo la loro chiusura durante la Primavera Araba), il 33% per i diversi Paesi dell’Europa. Accomunati dal desiderio per immergersi in una nuova cultura e per sviluppare tutte quelle capacità che li aiuteranno a crescere, ad acquisire una marcia in più nella loro dimensione personale e a mettere frecce nel loro arco per le sfide professionali di domani sono gli oltre 360 studenti lombardi, di cui un centinaio da Milano e hinterland Una rappresentanza sicuramente importante che svetta tra i 2.200 ragazzi selezionati a fronte di circa 7000 candidature in tutta Italia.
Prima di partire alla volta della loro destinazione finale i ragazzi sono stati impegnati nel percorso di preparazione al soggiorno all’estero e di educazione interculturale che fa parte dell’offerta formativa promossa da Intercultura. La formazione è un punto fondamentale per assicurare a questi ragazzi di poter trarre il massimo beneficio da questo progetto. Molti di loro “usciranno dalla gabbia” delle loro certezze per la prima volta e si avventureranno al di fuori della loro zona di comfort. I volontari di Intercultura li accompagnano in questo percorso per prepararli, sostenerli e aiutarli prendere consapevolezza dell’esperienza interculturale che stanno accingendosi a vivere. Proprio una ricerca promossa dalla Fondazione Intercultura in collaborazione con Ipsos testimonia i benefici di un’esperienza vissuta all’estero preparata e vissuta con grande cura. Attraverso le interviste a circa 900 ex partecipanti ai programmi di Intercultura, partiti tra il 1977 e il 2012, emerge un quadro chiaro delle grandi differenze rispetto alla media italiana. Il risultato più evidente è che si tratta di una generazione, trasversale nelle varie età, in prevalenza composta da laureati (84% vs la media italiana tra ex liceali pari al 52%), con un percorso universitario brillante (il 64% si dichiara tra i migliori del proprio corso e il 32% ottiene il massimo alla laurea rispetto al 21% della media nazionale), che hanno svolto percorsi professionali importanti (a livelli quadri e dirigenziali per un terzo di loro, vs il 15% degli italiani) e che non hanno avuto difficoltà a trovare lavoro o a cambiarlo (lo dichiara l’83% di loro).
Il nuovo bando di concorso per i programmi all’estero 2019-20 è stato pubblicato il 25 luglio sul sito di Intercultura, www.intercultura.it e rimarrà aperto fino al 10 novembre. Per iscriversi è sufficiente frequentare una scuola media superiore ed essere nati tra il 1 luglio 2001 e il 31 agosto 2004. Per ricevere tutte le informazioni sui programmi, è possibile già da ora consultare sul sito i recapiti dei volontari di 157 città in tutta Italia e, a partire da settembre, l’elenco degli incontri pubblici organizzati sempre dai volontari di Intercultura.
LE STORIE DEI TRE SESTESI ALL’ESTERO Tra gli studenti milanesi in partenza, ve ne sono in particolare tre di Sesto San Giovanni. Tra ansie, speranze e tanta voglia di crescere, ecco le loro testimonianze.
Francesca Rigamonti, Itis Biotecnologico sanitario Giulio Natta: “Andrò in Canada esattamente in Quebec per un anno. Ho voluto accettare la sfida di trascorrere un anno scolastico all’estero perché so che vivrò un’esperienza che mi mette in gioco a 360°, che mi spingerà a non dare per scontato nulla. Questo perché l’incontro con persone e ambienti diversi dal mio quotidiano mi può aiutare a scoprire me stessa in un continuo confronto con situazioni imprevedibili. Intercultura mi ha seguito fin dall’inizio, mi ha sostenuto e mi sta tutt’ora accompagnando in questa nuova avventura. Durante l’anno abbiamo fatto degli incontri che mi hanno permesso di imparare ad aprirmi a culture differenti dalla mia, a vincere i pregiudizi e a superare le proprie paure. Di intercultura mi ha colpito molto che tanti ragazzi, che hanno vissuto un’esperienza simile alla mia, ora volontari donano il loro tempo a noi novellini; questo mi ha convinto ancora di più sulla positività di questo percorso”.
Tommaso Barbanti, Liceo Linguistico Collegio Bianconi di Monza: “Sto trascorrendo un anno scolastico a Comodoro Rivadavia, nella provincia di Chubut, nella Patagonia argentina. Quando ho deciso di vivere questa avventura, ho scelto di farlo momento per momento, pertanto mi aspetto tante cose e, allo stesso tempo, non mi aspetto nulla. Mi aspetto di maturare come persona, di imparare a conoscermi meglio, di affacciarmi a una nuova e differente cultura e quotidianità. Tuttavia, quando si parla di esperienza con Intercultura, non si intende solo e strettamente il periodo di permanenza all’estero, bensì anche tutto ciò che viene prima e ciò che verrà dopo. Il mio percorso è iniziato dal momento in cui ho deciso di partecipare alle selezioni e da allora fino ad oggi sento di essere già cambiato e di avere una consapevolezza differente rispetto a quella iniziale. Per quanto riguarda prettamente il periodo di permanenza in Argentina ho delle idee su come potrà essere, ma preferisco non farmi particolari aspettative, in quanto voglio affrontare le cose così come verranno. Intercultura mi ha dato e sta continuando a darmi le basi senza le quali questa esperienza non sarebbe possibile. Durante i mesi passati ho partecipato a diversi incontri di formazione del mio centro locale (Milano 2), nei quali i volontari, per la maggior parte ragazzi e ragazze che hanno già vissuto questo tipo di esperienza, hanno fornito a me e agli altri ragazzi un’infarinatura necessaria affinché potessimo capire ed avere una maggiore consapevolezza di quello che vivremo. Ci hanno fornito molti spunti interessanti di riflessione, non solo riguardo all’esperienza, bensì anche in generale; ci hanno trasmesso l’importanza di una tale avventura e non ci hanno mai lasciati soli. In generale, Intercultura è stata molto presente durante tutto questo primo periodo e sempre disponibile per qualunque dubbio o perplessità. Se, ad oggi, sono ancora più sicuro e più volenteroso di scoprire nuove realtà, lo devo ad Intercultura e ai volontari, che hanno impiegato del loro tempo per rendere possibile la mia partenza e, per questo, non li ringrazierò mai abbastanza”.
Ileana Uccheddu, Liceo scientifico Paolo Frisi di Monza: “Trascorrerò u anno scolastico ad Astrakhan, Russia. Che cosa mi aspetto da questa esperienza?: che mi aiuti a vedere la realtà da un’altra prospettiva, ad apprezzare la diversità e a non dare per scontate le piccole cose che fanno parte della mia quotidianità. Ringrazio Intercultura che,attraverso gli incontri di formazione, mi ha aiutato a comprendere prima di tutto che l’esperienza che sto per affrontare non sarà una semplice vacanza, bensì un percorso di crescita. Mi ha aiutato a capire che dovrò affrontare momenti belli e brutti. I volontari sono stati molto disponibili e d’aiuto, attraverso la loro esperienza sono riusciti a darci consigli utili”.