Il manifatturiero lombardo acquista ulteriore velocità tra giugno e settembre e supera del +5,8% i livelli di produzione dell’ultimo trimestre del 2019 prima della pandemia (questa primavera era a +3,2%, a inizio anno ancora a -1,2%), confermando un ritmo di crescita più sostenuto rispetto alla media nazionale che registra un +1,2% di produzione nel terzo trimestre rispetto al pre Covid. La Lombardia, ma anche l’Italia nel complesso, continuano inoltre a distinguersi in Europa per migliore capacità di recupero. Difatti, le industrie di Spagna, Francia e soprattutto Germania accusano ancora tutte un divario a confronto con l’attività 2019 (-1,3%, -4,3%, -6,1% rispettivamente).
L’accelerazione della Lombardia è visibile anche nei dati di export, con un +8,6% di incremento nel terzo trimestre 2021 rispetto al 2019, dopo il +6,6% nel secondo e il gap del -0,8% nel primo. Trainata da questo terzo trimestre particolarmente brillante, la performance complessiva delle imprese lombarde nei primi nove mesi del 2021 si avvicina a quella dei benchmark più avanti nel recupero grazie a una progressione positiva in tutto il periodo analizzato: +4,8% Lombardia, +6,3% Veneto, +7,1% Emilia-Romagna, +5,1% Baden-Württemberg, +6,9% Cataluña.
In aggiunta, in Lombardia è interessante rilevare che a settembre, rispetto alla primavera, un numero più ampio di settori manifatturieri (9 su 13) registra vendite sui mercati internazionali superiori in valore a prima della pandemia. Tra i più dinamici si segnalano elettronica (+16,4% a gennaio-settembre 2021 rispetto al 2019), metalli (+12,9%), alimentare (+12,6%), apparecchi elettrici (+11%), seguono chimica (+9,4%) e gomma-plastica (+7,1%) e poi altro manifatturiero/mobili (+3,1%). Più modesto è il ritmo di ripresa di automotive (+0,9%, che svolta solo a partire dall’estate) e farmaceutica (+0,5%, che è in contrazione dopo un robusto avvio d’anno).Tra i settori ancora in negativo rispetto al pre Covid rimangono meccanica (-1,4%) e moda (-3,1%) che però nel terzo trimestre invertono la tendenza, cui si aggiungono legno (-2,4%) e prodotti petroliferi (-12,9%) in ulteriore peggioramento.
Le inchieste congiunturali del mese di novembre presso le imprese suggeriscono una prosecuzione della ripresa in chiusura d’anno, sostenuta da condizioni di domanda ancora solide. Sulla velocità di ripresa pesano però sempre forti preoccupazioni per le strozzature nelle catene di approvvigionamento e soprattutto per il surriscaldamento dei prezzi dell’energia, oltre che inevitabilmente l’evoluzione del virus e dei contagi.
In particolare, nel Nord Ovest e in Italia il clima di fiducia del manifatturiero sale a novembre vicino ai massimi della serie storica, con giudizi record sul portafoglio ordini e robuste attese di produzione per i prossimi tre mesi. Le scorte di prodotti finiti nei magazzini, scese sensibilmente ad ottobre, risalgono ma sono ancora molto al di sotto dei livelli normali. In Europa, l’indice è fermo in Germania su livelli storicamente elevati (con ordinativi sostenuti e solo un contenuto rientro del fortissimo decumulo delle scorte cui si sta attingendo per assorbire la severa mancanza di input produttivi), sale in Francia sui massimi dell’ultimo decennio, viceversa flette in Spagna (dove si riduce sensibilmente la domanda estera e si ridimensionano le attese di produzione a breve).
Un quadro positivo lato domanda, soprattutto in prospettiva, emerge anche nei servizi del Nord Ovest, con il clima di fiducia che a novembre risale e si posiziona su un livello prossimo ai picchi raggiunti in estate. In Italia l’indice registra invece una lieve correzione al ribasso, probabilmente anche in parte fisiologica dopo il traino iniziale delle riaperture estive. In Europa la fiducia è su livelli elevati e in aumento anche in Francia e Spagna, mentre flette in Germania sui minimi da maggio allineandosi alla media di lungo periodo.
Infine, diversamente da quanto rilevato presso le imprese, a novembre la fiducia dei consumatori diminuisce nel Nord Ovest, però anche in questo caso rimane vicina al massimo storico di ottobre. La flessione dell’indice è dovuta essenzialmente ad un peggioramento delle attese sulla situazione economica generale e di quelle riguardanti la sfera famigliare. Questo è quanto emerge dal Booklet Economia pubblicato da Assolombarda.