domenica, Novembre 24, 2024
Lombardia: per l’industria prospettive favorevoli, ma rischi crescenti dalle catene di approvvigionamento

Il rimbalzo in corso è consistente e batte nuovamente le attese. Nello scenario locale di ottobre le stime di Prometeia sono ancora riviste al rialzo: +6,4% la crescita di PIL prevista per il 2021 in Lombardia (dal 5,4% stimato a luglio). L’accelerazione significativa, tuttavia, permetterà un ritorno sui livelli pre Covid non già quest’anno (ancora del -3,4% il gap) ma nel 2022. I gap a fine 2021 e i tempi del recupero sono molto simili anche per Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte, nonché per il totale nazionale, a dimostrazione di una reattività diffusa del sistema economico italiano e di prospettive di ripresa sostanzialmente allineate. Come già osservato in precedenza, anche i bilanci della pandemia nel 2020 delle principali regioni produttive italiane si mostrano uniformi: la Lombardia, al pari di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e totale nazionale, ha registrato una caduta di PIL intorno al -9%. I nuovi dati regionali di confronto europeo, al contrario, evidenziano profonde differenze, che discendono principalmente dalle dinamiche dei rispettivi Paesi: la Cataluña con un -11,5% accusa una perdita annua più ampia e senza precedenti (-10,8% la caduta in Spagna), mentre in Bayern e Baden-Württemberg la flessione è contenuta al -5,5 (-4,6% nel totale Germania).

Tornando al quadro locale, il recupero in corso poggia sulla veloce progressione dell’industria, le cui prospettive da qui a fine anno si mantengono tutto sommato favorevoli. Dopo il lieve arretramento di agosto, a settembre il clima di fiducia delle imprese manifatturiere risale nel Nord Ovest e in Lombardia, mentre mostra una sostanziale stabilità nel totale italiano; in entrambi i casi i livelli si confermano storicamente elevati. Nel confronto europeo, la fiducia tocca un nuovo record in Germania e torna a crescere in Spagna, mentre è in deciso peggioramento in Francia.
In particolare, sia nel Nord Ovest, sia in Italia, sia soprattutto in Germania, le scorte di prodotti finiti sono in consistente decumulo da questa primavera, di molto sotto ai livelli considerati normali (in Germania il saldo è sceso a -16, a fronte di un minimo dal 1998 al pre pandemia pari a -6). Le imprese italiane e tedesche stanno, quindi, assorbendo le tensioni su prezzi e disponibilità di materie prime e semilavorati anche ricorrendo alle giacenze nei magazzini. Le scorte di prodotti finiti sui minimi insieme alla domanda ancora sostenuta, seppur in un quadro in cui il rimbalzo perde parte dello slancio iniziale, si riflettono in un aumento ulteriore delle attese di produzione da qui a fine anno.

Tuttavia, su queste prospettive positive di domanda e produzione pesano criticità crescenti sul fronte delle catene di approvvigionamento: nel secondo trimestre 2021 il 15% delle imprese manifatturiere del Nord Ovest riscontra ostacoli per insufficienza di input produttivi (era l’1% a fine 2020) e tra agosto e settembre sale al 19% la quota che segnala problemi all’export in termini di ‘prezzi e costi’, (dall’8% di fine 2020), così come quella con difficoltà per ‘allungamento dei tempi di consegna’, portandosi al 13% (dal 5%).

Più composita è la condizione dei servizi di mercato, plausibilmente in funzione delle diverse specializzazioni territoriali. Difatti, il clima di fiducia dei servizi nel Nord Ovest scende ancora a settembre ma rimane su livelli estremamente elevati e le prospettive di domanda delineano un aumento. In Italia, invece, l’indice torna a crescere spinto dalla componente dei servizi turistici, così come sale in Europa e in Spagna, mentre diminuisce in Germania e soprattutto in Francia.

In Lombardia, inoltre, la forte ripresa ha determinato una risalita consistente delle nuove iniziative imprenditoriali. Dopo il congelamento nel 2020 come conseguenza della crisi pandemica, tra aprile e giugno le iscrizioni di nuove imprese alle anagrafi camerali sono pari a 14.989 unità, in aumento del +4,7% rispetto alla media 2017-2019. Analogo andamento non si riscontra invece negli altri territori nazionali: +1,4% in Piemonte, -1,4% in Emilia-Romagna, -4,1% in Veneto e -3,6% nel totale Italia. Con riferimento alle cessazioni, la situazione sconta ancora l’effetto delle misure contingenti: in Lombardia sono 7.788 (al netto di quelle d’ufficio), più della primavera 2020 ma ancora lontane dal fisiologico ‘ricambio’ del sistema in quanto quasi un quinto inferiori alla media 2017-2019.
A livello di nuove iscrizioni per settore, infine, si registrano nuove aperture sopra al pre Covid per Finanza (+56%), Attività professionali, scientifiche e tecniche (+51%), Immobiliare (+22%), ICT (+21%) e Costruzioni (+21%). Ancora fortemente sotto ai livelli 2017-2019 risultano, invece, le aperture nei comparti Alloggio e ristorazione (-29%), più penalizzati dal distanziamento sociale, e anche nell’industria (in questo caso, però, la tendenza è in atto da diversi anni). Questo è quanto emerge dall’ultimo Booklet Economia di Assolombarda.

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