domenica, Novembre 24, 2024
Proposta di un disegno di legge per tutelare l’artigianato e l’artigianalità dei prodotti

Artigianato è sinonimo di alta qualità, creatività, cura nei dettagli, manufatti unici e inimitabili.

 Spesso la denominazione “artigiana” è usata fuori luogo per prodotti realizzati in serie e pubblicizzati sul mercato, citando ingannevolmente un concetto di artigianalità che nulla ha a che spartire con gli autentici prodotti artigianali.

 L’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza ha approfonditamente studiato la problematica, condividendola con il senatore Massimiliano Romeo, parlamentare profondamente radicato nel territorio, essendo stato in precedenza consigliere regionale lombardo.

 Dal confronto è nata la proposta di un disegno di legge, sottoscritto da numerosi senatori e presentato in Senato, che si propone di inserire in seno alla legge quadro dell’artigianato, la 443 dell’8 agosto 1985, regole più precise e restrittive quanto all’uso nei nomi dei prodotti, nei marchi aziendali e nelle pubblicità commerciali della parola “artigiana”.

 L’artigianato è uno dei principali asset produttivi del nostro Paese. Le imprese artigiane, circa 1.300.000 sul territorio nazionale, sono uno dei più fulgidi esempi della qualità del made in Italy, e rappresentano una straordinaria risorsa per lo sviluppo e la crescita dell’economia italiana.

Le imprese vengono identificate attraverso l’iscrizione all’Albo delle imprese artigiane: la legge 8 agosto 1985, n. 443, legge quadro per l’artigianato, specifica negli articoli 2, 3 e 4 i requisiti dimensionali e le caratteristiche produttive necessarie per l’iscrizione al suddetto albo, tutelando in questo modo le peculiarità del mondo dell’artigianato. “Nonostante quanto specificato – spiega il segretario generale dell’Unione Artigiani, Marco Accornero -, capita frequentemente che aziende non regolarmente iscritte all’albo delle imprese artigiane, e quindi non in possesso dei requisiti previsti dalla legge 8 agosto 1985, n. 443, utilizzino nel proprio nome o nel marchio, la denominazione “artigiana”. Oltre a questo, si trovano riferimenti alla “artigianalità” dei prodotti e dei processi produttivi nel momento in cui tali aziende fanno attività promozionale. Tali pratiche risultano dannose per diversi aspetti: sono ingannevoli per i consumatori, e deleterie per il mercato, in quanto rappresentano atti di concorrenza sleale nei confronti della categoria delle imprese artigiane regolarmente iscritte all’albo”.

“E’ per queste ragioni – rimarca Accornero – che abbiamo rappresentato al senatore Massimiliano Romeo questa problematica, incontrando profondo interesse e sensibilità, tanto da giungere alla definizione di un disegno di legge che specifica il divieto di utilizzo di riferimenti all’artigianato e all’artigianalità dei prodotti e dei servizi, nel marchio o durante l’attività promozionale, per le imprese non iscritte all’albo, anche attraverso l’inasprimento delle sanzioni nei confronti delle aziende che non rispettano tale norma. Per questo auspichiamo che questa lodevole iniziativa raccolga il sostegno unanime di tutte le forze parlamentari e si traduca presto in un atto concreto a tutela dell’artigianato e dei consumatori.”

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