547 nuovi posti di lavoro, 2.200 veicoli alimentati a biometano ogni anno, una drastica riduzione dell’anidride carbonica, la riqualificazione delle aree verdi, l’impiego delle migliori tecnologie sul mercato per il contenimento dei fumi e degli odori: sono questi alcuni degli elementi che caratterizzano il progetto definitivo che trasformerà il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni e il depuratore adiacente in una biopiattaforma dedicata all’economia circolare. Un impianto che sarà carbon neutral (a zero emissioni di CO2), e in grado di impiegare i fanghi di depurazione e la frazione umida dei rifiuti per produrre biometano, energia pulita ed eco-fertilizzanti.
Il progetto, presentato nella sua fase definitiva in un incontro pubblico con il Comune di Sesto San Giovanni da Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano e CORE, Consorzio Recupero energetici, ha integrato le istanze della cittadinanza emerse dal percorso partecipativo BiopiattaformaLab che ha preso vita già a novembre 2018
“Il progetto di Sesto San Giovanni, metterà al servizio della comunità un impianto all’avanguardia, frutto di continue ricerche e studi, afferma Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP. Un impianto unico in Italia, che si avvarrà delle migliori tecnologie per ridurre al minimo l’impatto ambientale e che si candida a diventare un modello replicabile non solo nel nostro Paese, ma anche all’estero. Un polo green che creerà valore, occupazione e risparmio in bolletta per tutti i cittadini coinvolti”.
Nel settembre 2019, grazie al confronto con gli stakeholder locali è stato costituito il RAB (Residential Advisory Board), un comitato di monitoraggio e controllo composto da cittadini, rappresentanti delle imprese e delle amministrazioni coinvolte, con l’obiettivo di facilitare la comunicazione, l’informazione trasparente e l’interazione tra l’impresa e i cittadini residenti nelle aree urbane circostanti gli impianti dell’impresa. Garantisce quindi trasparenza su tutte le informazioni legate all’attività dell’impianto.
Il nuovo impianto di via Manin, grazie a un investimento che ammonta a 56 milioni di euro, intende diventare un punto di eccellenza per la produzione di biometano dalla frazione umida dei rifiuti (FORSU) e per la valorizzazione dei fanghi da depurazione.
“Sesto San Giovanni non si è mai tirata indietro dal dare il proprio contributo alla crescita del Paese. Anzi, ne è stata per molti anni protagonista, afferma il Sindaco Roberto Di Stefano. Oggi ritorna a esserlo in modo nuovo candidandosi con questo progetto a diventare la capitale dell’innovazione green in Italia. La sostenibilità è al centro delle politiche europee e nazionali e rappresenta non solo una sfida, che noi abbiamo voluto cogliere, ma un’opportunità per dare il via a un sistema economico circolare nuovo basato sul riuso e riciclo”.
“E’ con grande soddisfazione che saluto l’accoglimento di questo progetto, da parte dei cittadini e dei loro rappresentanti, ha dichiarato Marco Cipriano, amministratore unico di CORE S.p.a, dopo che nel novembre del 2012 i soci mi assegnarono l’incarico e mi diedero il mandato di dare un futuro sostenibile ambientalmente e socialmente a questo impianto”.
La linea di trattamento della FORSU, che si avvale dell’implementazione delle nuove tecnologie di digestione anaerobica e upgrading, tratterà 30.000 tonnellate/anno di rifiuti umidi ora affidate a strutture esterne, per la produzione di biometano. Si tratta della FORSU proveniente dai comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese, cioè i cinque Comuni lombardi che sono parte di CORE. In questo modo, sarà possibile produrre una quantità di biocarburante tale da alimentare l’equivalente di 2.200 veicoli, per un percorso di 15.000 km all’anno. Il che porterà inoltre a un significativo risparmio in bolletta per i cittadini coinvolti, e a una sensibile riduzione delle emissioni di anidride carbonica, con diminuzioni che varieranno dal 77% al 92%.
Il termoimpianto per il trattamento dei fanghi valorizzerà 65.000 tonnellate/anno di fanghi umidi, pari a 14.100 tonnellate/anno di fanghi essiccati, interamente prodotti dai depuratori di Gruppo CAP: quelli che prima erano scarti da smaltire, serviranno a produrre ben 11.120 MWh/anno di calore per il teleriscaldamento e recuperare fosforo da impiegare come fertilizzante. In questo modo, il 75% dei fanghi verrà trasformato in energia e il 25% in fertilizzante.
La generazione di valore dalla trasformazione dei rifiuti darà vita a un ecosistema sostenibile in grado di autoalimentarsi: le acque depurate andranno a irrigare il parco, mentre il biometano prodotto dal digestore servirà per alimentare le vetture e veicoli adibiti al trasporto. Grazie al processo di termogenesi, gli ambienti saranno riscaldati proprio dal calore prodotto dall’acqua depurata. Tra le priorità inoltre, la particolare cura dedicata alla riqualificazione delle aree verdi circostanti, tema oggetto di confronto e dialogo costante con la comunità locale: l’area sarà infatti circondata da nuovi spazi verdi che prevedono la piantumazione di alberi e piante, per compensare le emissioni di anidride carbonica. L’impianto, costruito con le migliori tecnologie disponibili sul mercato (Best Available Technologies), sarà dotato dei più moderni sistemi di limitazione dell’impatto acustico e odorigeno.
Tra gli aspetti più rilevanti infatti c’è la drastica riduzione dell’impatto ambientale rispetto alle performance dell’attuale impianto, la cui chiusura è prevista per l’anno prossimo. Guardando ai dati, tutte le emissioni di agenti inquinanti saranno inferiori alle attuali: siamo in presenza di una drastica diminuzione dell’ossido di azoto (Nox) che arriva a -84%, di anidride solforosa (So2) con un -83% e della CO2 nell’ordine di un -85%, mentre grazie al potenziamento del sistema di trattamento dei fumi e dei sofisticati dispositivi di monitoraggio installati le emissioni diminuiranno del 76%. Stesso discorso per gli odori, destinati a diminuire alla luce del fatto che la struttura non prevede più il compostaggio dell’umido, e sarà dotata di una doppia camera per il caricamento della FORSU.
In fase di progettazione il tema del traffico, che risulta essere tra le maggiori priorità per il territorio, è stato studiato attentamente per provvedere a un’ottimizzazione dei flussi in entrata e uscita. In percentuale, attraverso le rilevazioni eseguite richieste duranti gli incontri con gli stakeholder locali, è stato possibile stimare una riduzione del 29% del traffico generato dall’impianto, passando dagli 80 viaggi quotidiani attuali ai 57 previsti nel nuovo polo, senza aumentare il numero di mezzi impiegati.
Si può parlare a tutti gli effetti di un modello sostenibile di produzione e consumo che risponde agli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU e che genererà valore anche sull’indotto del territorio. Oltre all’attuale numero di posti di lavoro (43), l’impianto darà vita a una mole significativa di investimenti portando secondo le proiezioni 547 nuovi posti di lavoro.
Sia nella fase di realizzazione che nella fase successiva di funzionamento dell’impianto, il confronto con i cittadini resterà un riferimento costante, atto a garantire trasparenza su tutte le informazioni legate all’attività dell’impianto. La presentazione del regolamento dei RAB e la sottoscrizione di un protocollo di intesa sono gli appuntamenti imminenti che li vedono protagonisti. Il progetto definitivo, completato nel novembre scorso, è stato consegnato alla Regione Lombardia per l’avvio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR), che comprende tra gli altri il VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Solo dopo la presentazione ai cittadini e alle amministrazioni, e alle fasi tecniche che prevedono le dovute verifiche e perizie, si passerà nell’agosto 2020 alla gara per la progettazione esecutiva.