Secondo un’indagine di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sull’emergenza costi energetici, condotta su 703 imprese del terziario di mercato, l’incidenza percentuale sui fatturati delle imprese è cresciuta in un anno del 121% (+181% nel dettaglio alimentare, +161% per alberghi-ricettività, +123% per la ristorazione, 119% e +116% rispettivamente per negozi non alimentari e servizi). In particolare, la spesa per l’elettricità è cresciuta tra il 100 e il 200% per il 27% delle imprese, di oltre il 200% per il 26% e fra il 50 e il 100% per il 23%, mentre il 24% segnala un incremento fra il 30 e il 50%. I maggiori rincari hanno riguardato dettaglio alimentare, ristorazione ed alberghi/ricettività (il 90% dichiara un aumento superiore al 100% rispetto al 2021 e il 31% lamenta un rincaro superiore al 200%).
Quanto al gas, l’aumento è stato di oltre il 200% per il 19% delle imprese e fra il 100 e 200% per il 25%. Il 31% ha registrato aumenti fra il 50 e 100% mentre il 25% segnala rincari tra il 30 e il 50%. Gli incrementi più forti hanno riguardato alberghi/ricettività, ristorazione e servizi. Passando ai carburanti, si registra una crescita fra il 30 e il 50% per oltre la metà degli operatori (55%) e fra il 50% e il 100% per il 27%, mentre il 18% segnala rincari fra il 100 e il 200%. Sul “podio” dei rincari, dal primo al terzo, agenti rappresentanti di commercio, dettaglio alimentare, servizi.
È la speculazione la causa principale degli aumenti: lo pensa il 91% delle imprese. Seguono la guerra in Ucraina. indicata dal 30%, e l’incremento dei prezzi delle materie prime (26%). Per i prossimi mesi il 66% prevede un minore uso di illuminazione e aria condizionata/riscaldamento, il 32% un maggiore indebitamento con le banche per pagare le bollette, il 18% la riduzione dell’orario di lavoro, il 15% la chiusura dell’attività e il 10% la sospensione temporanea. Il maggiore indebitamento con le banche, ma anche la chiusura e il personale in cassa integrazione, sono segnalati soprattutto dalle imprese del settore alberghiero/ricettivo.
Detto che per il 96% del campione le misure prese da governo sono insufficienti, il 66% chiede interventi più ampi e incisivi per ridurre il carico fiscale sulle bollette, il 18% ristori come durante l’emergenza Covid, il 16% contributi a fondo perduto più consistenti da parte degli enti locali, l’11% più attenzione al consumo quotidiano di energia e l’8% contributi per check up energetici Per quanto concerne infine gli interventi strutturali da adottare, il 63% indica che bisogna puntare con decisione sulle fonti di energia rinnovabile, il 53% sulle centrali nucleari di ultima generazione e il 32% sui rigassificatori.
“Gli interventi per far fronte all’emergenza caro energia devono essere molto rapidi per evitare una vera e propria recessione e indesiderati ‘lockdown’ per le imprese. Per quest’autunno-inverno – sottolinea Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza – potrebbero essere chiesti sacrifici a tutti i cittadini e il dialogo e senso di responsabilità con le istituzioni non mancherà da parte nostra. Occorre però equilibrio, pensando più che a misure spot di facciata, che possono diventare anche controproducenti per la vita dei nostri centri urbani, ad interventi di sostegno come una proroga del credito d’imposta, la dilazione dei pagamenti dei costi energetici, la ritrattazione dei contratti di fornitura e soprattutto con il finanziamento di check up energetici che consentano alle imprese una verifica di costi e dispersione energetica”.