Quando andai in pellegrinaggio in Giordania nel 2009, mangiammo davanti al castello di Karak: ci misero nei piatti montone al sugo con lo yogurt da mangiare rigorosamente con le mani e a nessuno venne in mente di cucinarci cibi occidentali. Eppure poche settimane fa un sacerdote emiliano ha proposto di cambiare il ripieno dei tortellini per non urtare la sensibilità dei musulmani. E negli stessi giorni un altro sacerdote ha bocciato la proposta di togliere il Crocifisso dalle scuole, non per i motivi che dovrebbero essere ovvi (soprattutto ad un uomo di chiesa), ma solo perchè togliendolo si regalerebbero voti a Salvini.
In quest’epoca di deriva relativista, le anime belle sono ammaliate dalle favole del taglio dei parlamentari e della guerra al contante, ritenuti due fondamentali passaggi per salvare da un lato le finanze italiane e dall’altro per vincere la lotta contro l’evasione fiscale. Ma non si rendono conto che la lotta al contante, oltre che essere l’ennesimo regalo al sistema bancario, è
un ulteriore tassello per arrivare ad essere sempre più controllati, in qualsiasi scelta che facciamo. Non c’è correlazione tra una più alta circolazione del contante e l’evasione: lo sostenne più volte l’ex Ministro Padoan (non certo un uomo di destra), dati alla mano. Ma abbiamo bisogno di favole per metterci la coscienza a posto, per convincerci che stiamo facendo il possibile. Come se cambiare il ripieno dei tortellini in brodo possa risolvere il problema dell’integrazione.
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