domenica, Novembre 24, 2024
Violenza contro le donne, la Giunta Regionale approva Piano quadriennale a contrasto

Consolidare le reti territoriali antiviolenza sparse sul territorio (27); rafforzare e qualificare le strutture di accoglienza e la collaborazione tra i servizi specializzati e i servizi generali; sostenere adeguatamente politiche di prevenzione a trecentosessanta gradi e di formazione a tutto campo. Sono queste le principali finalità del Piano Quadriennale regionale per il Contrasto alla Violenza sulle Donne, 2020-2023 approvato dalla Giunta regionale su proposta dell’Assessore alla Famiglia, Genitorialità e Pari Opportunità, Silvia Piani. In Lombardia il 31,4% delle donne tra i 16 e i 70 anni ha subito violenza. Secondo i dati dell’Osservatorio Regionale Antiviolenza (che fa riferimento alle donne prese in carico dai Centri Antiviolenza lombardi nel 2018), le forme di violenza subite sono multiple e hanno riguardato in primis la violenza psicologica (86,5% delle donne), e, a seguire, la violenza fisica (72,9%), violenza economica (31,6%), stalking (19,6%) e violenza sessuale (13,1%). Il maltrattante nel 86,3% dei casi è il partner o l’ex partner.

Dal 2013 al 2018 è aumentato il numero delle donne seguite dai centri antiviolenza lombardi. Se nel 2013 erano 2700 le donne a rivolgersi ai centri, nel 2018 sono stati oltre 6000 i contatti e 4295 le accoglienze. Nel corso del 2019, le donne prese in carico per i primi 9 mesi risultano già essere 4700. “Quello della violenza è purtroppo un fenomeno non in diminuzione, ma anche in forte emersione, come ci testimoniano gli accessi alle nostre reti capillari. Sempre più donne infatti – ha spiegato l’assessore Piani – si rivolgono ai centri antiviolenza. Dai dati ci risulta che lo facciano soprattutto per telefono oppure con un contatto diretto presso le nostre sedi in quasi tutti i casi di violenza e chiedono soprattutto supporto psicologico. Diversa solo la modalità di contatto per le violenze sessuali non in ambito domestico, per le quali il 71% si rivolge ai Pronto Soccorso per chiedere un trattamento sanitario”. La maggior parte delle donne prese in carico ha un titolo di studio di primo o secondo grado (diploma inferiore o superiore 70%) ma non ha un’indipendenza economica o un lavoro stabile (46%).

“La violenza ha spesso origine dalla disparità di potere economico esistente tra uomini e donne. La maggior parte delle maltrattate – ha aggiunto Piani – non ha un’occupazione ed è perciò più vulnerabile, per questo Regione Lombardia crede fortemente nel sostegno ai percorsi di empowerment femminile, riconoscendo uno stretto legame tra uscita dalla violenza e recupero dalla piena autonomia”. Il tasso di occupazione in Lombardia è superiore alla media italiana (49,5%), attestandosi intorno al 60%, ma le funzioni di cura sono ancora affidate prevalentemente alle donne. Le lombarde sacrificano il proprio tempo libero (17,5% della giornata rispetto al 20,6% degli uomini) a favore del lavoro familiare (18,5% rispetto al 7,6% degli uomini).

Gli accessi e i percorsi delle donne avviati nel corso del 2018 (Dati Osservatorio Regionale Antiviolenza) sono stati 804 in provincia di Bergamo (5 centri); 1332 in provincia di Brescia (5 centri); 501 in provincia di Como (1 centro); 305 in provincia di Cremona (3 centri) ; 497 in provincia di Lecco (2 centri); 455 in provincia di Lodi (1 centro); 423 in provincia di Mantova (3 centri); 4629 in provincia di Milano (17 centri); 819 in provincia di Monza e Brianza (3 centri); 543 in provincia di Pavia (3 centri); 56 in provincia di Sondrio (1 centro); 959 in provincia di Varese (6 centri).

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